Dopo un lungo periodo particolarmente difficile a causa del COVID, la piccola comunità del Pontificio Collegio Belga ha iniziato il cammino di un nuovo anno, nel rispetto delle precauzioni necessarie per il contenimento della pandemia, ma ancor di più colmi della gioia evangelica che viene dal sapersi discepoli di Gesù sorgente d’acqua viva e nostra sola speranza.
La comunità per questo nuovo anno accademico sarà composta da Rettore mons. Dirk Smet della Diocesi di Gent (Belgio) e da sei studenti (cinque sacerdoti e un seminarista). A tre sacerdoti già presenti lo scorso anno: don Massimo Cardamone della Diocesi di Catanzaro-Squillace (Italia), don Tarek Hanna del Patriarcato Latino di Gerusalemme (Giordania), don Ferdinand Nduwimana della Diocesi di Bujumbura (Burundi), si sono aggiunti: don Ghislain Iweins de Villers-Masbourg d’Eclaye della Diocesi di Namur (Belgio), don Jef Van der Gucht della Diocesi di Gent (Belgio) e il seminarista Xavery Binyoga della Diocesi di Kigoma (Tanzania).
Gli attuali membri della Comunità frequenteranno i seguenti corsi di specializzazione:
don Ghislain e don Jef la licenza in Diritto Canonico, rispettivamente presso la PUSC e la PUG. Don Ferdinand e don Tarek proseguiranno i loro studi con il Terzo Ciclo del Dottorato: il primo in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana e il secondo in teologia Spirituale presso la PUG. Il sem. Xavery frequenterà la licenza in Liturgia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Don Massimo prosegue il suo Dottorato in Teologia Spirituale presso la PUG.
Intanto, la comunità si rallegra per quattro dei suoi membri che hanno completato il loro iter formativo.
Il 15 giugno u.s. don Reginaldo Lugarezi della Diocesi di Namur (Belgio) ha conseguito il titolo di Dottore in Teologia, difendendo presso l’Accademia Alfonsiana la tesi: “La dépendance et les dépendances. Une analyse anthropologique et morale du monde occidentale d’aujourd’hui”. Per il novello Dottore, la dipendenza è risorsa significativa della vita interpersonale e comunitaria, da integrare nella totalità dell’essere umano, creato all’immagine e somiglianza di Dio. Lo studio ha inteso chiarire meglio il significato profondo della dipendenza umana, restituendole la sua vera identità antropologica, ontologica e teologico-morale nel disegno del Creatore, offrendo attraverso l’analisi ermeneutica una lettura teologica del fenomeno, al fine di aiutare e sostenere la persona a intraprendere percorsi per l’accompagnamento pastorale teologico-morale.
Don Christhuraj Rayappan della Diocesi di Sivagangai (India), Il 23 giugno, difendendo presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense, la tesi “Elements of indigenous christian theology in the perspective of K.C. Sen (1838-1884)”, ha conseguito il grado accademico di Dottore. La tesi, analizzando le riflessioni cristologiche e teologiche di Keshub Chunder Sen, affronta il tema del dialogo tra la fede cristiana e le culture indiane, con l’intento di cogliere sia l’arricchimento che da quelle culture può venire alla fede, sia per individuare vie che consentano agli indiani di accogliere Cristo. Individua così gli errori che possono sorgere nel costruire una teologia cristiana indigena, suggerendo come articolare l'impegno e le iniziative della Chiesa per interagire con le culture e le religioni indigene. Inoltre, si propone di aiutare a comprendere la percezione che gli indù hanno della figura di Gesù Cristo e la necessità di purificare il loro pensiero.
Don Simon Naveau della Diocesi di Tournai (Beligio), che ha conseguito la Licenza in Sacra Scrittura presso Il Pontificio Istituto Biblico, ora prosegue i suoi studi, sempre in Sacra Scrittura in vista del Dottorato, presso l’Università Cattolica di Louvain (UC Louvain) in Belgio.
Infine, lo scorso 16 settembre il reverendo sacerdote Nicolas Baijot della Diocesi di Namur (Belgio), presso l’Istituto Patristico Augustinianum ha conseguito la Licenza in Scienze Patristiche.
A quanti hanno completato il loro iter formativo, a quanto sono in itinere e a quanti hanno appena iniziato gli studi si porgono i migliori auguri, con le pregnanti parole della poetessa tedesca Elli Michler “Ti auguro tempo”:
Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.
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